nicola marotta:
Non saprei rispondere, io vivo nella smemoratezza; so di certo che non si possono riproporre modelli cosi' singolari come le opere con elementi botanici di A. Tapies o di March Kiefer, ma certamente se ne respira l'aria. Queste esperienze come i ready made di Duchamp, i collage di Braque e Picasso, erano gesti coraggiosi un tempo, ma sconcertavano i cultori d'arte di allora; oggi fanno un poco sorridere per la loro ingenuita'. Gli artisti hanno sempre spostato i paletti per conquistare piu' spazio all'immaginazione.
E' un antico gioco riportato da Leonardo da Vinci "Trattato della pittura", secondo cui era possibile leggere battaglie e simili cose dalle macchie di umidita' dei muri. La stessa cosa sono le macchie (disegni simmetrici) di Hermann Rorschach, neuropsichiatra, svizzero, che adoperava per i suoi studi. Allo studioso non interessava sapere dai suoi pazienti cosa rappresentassero realmente le macchie, in quanto queste non rappresentavano nulla, ma gli interessava le risposte che ne riceveva per potervi leggere le loro possibili ossessioni.
Si sa che ognuno di noi vede cio' che conosce, compreso Leonardo.
Assumendo questo postulato, il mio credo artistico e' caduto su una serie di tematiche che io leggo proprio dalla casualita', colorandolo con autoironia e coscienza sociale. Picasso parlando di se' scrive, "io non cerco trovo".