Aisthesis - Testo


di
Felice Marotta e Nicola Marotta

sul sentire come esperienza estetica

sul barocco e sull'esattezza

sul sublime

sull'archeologia e sulla memoria

su dubuffet

sugli oggetti minimi

sulle forze avvolgenti e divergenti

su una metafisica del sentire

sull'artificiale

        



sull'archeologia e sulla memoria

felice marotta:

A proposito di "Alea" , consideravo come fosse affascinante l'idea di segni e simboli (dell'umano) nascosti e annegati nel mare della materia; una trave di legno piegata dalla forza del colore che ne da' un aspetto innaturale, caratteri di una lingua sconosciuta incisi nel legno. Mi vengono in mente due temi: il primo e' l'archeologia del sapere e cioe' il tema del recupero del significato piu' originario, immediato e meno mediato delle cose, il secondo e' il tema della memoria.

Il tempo dice Einstain, e' un illusione; ma se cosi' e', il passato potra' essere recuperato solo dai reperti e dai suoi segni abbandonati dentro e sopra la materia dopo millenarie sedimentazioni e stratificazioni. "Alea" e' un grande scenario della natura nella sua totale materialita', in cui i segni dell'uomo appaiono nascosti nella sua inintellegibilita' e nelle sue forme piu' mitiche. Ecco perche' memorie e archeologia sono due facce della stessa medaglia.

nicola marotta:

"L'albero maestro" a cui tu alludi e' il nono elemento di "Alea" ed e' una trave alta m. tre per cm 25 ed e' suddivisa in tre momenti: la parte alta, l'albero subisce la forza del vento raccolta nelle vele, piegandosi virtualmente; la parte bassa, la trave e' piegata dalla resistenza che l'acqua provoca alla chiglia della nave; la parte centrale rappresenta la scrittura, il linguaggio, il pensiero, la cultura, che consente all'uomo la vita. J. Derrida in "Memorie di cieco" dice testualmente: "Si possono certamente leggere anche i quadri di rovina come figure di ritratto o addirittura di autoritratto".

Nell'opera "La pittura e la sua modella" , il pittore, (a sua volta dipinto), ritrae la modella gia' dipinta, osservando, nella parte sinistra del pittore, la mano, quasi come se questa volesse sentire al tatto ancora la modella per osservarla e capirla piu' profondamente; in tutto tre ritratti: un'anomalia. Una costante nella mia opera e' un frammento di una coppia, la donna frontale portatrice di occhi, l'uomo di profilo che guarda senz'occhi, sostituiti da un intrigo di lettere e cifre come a voler mandare messaggi, come se volesse comunicare con la parola, come un cieco. Si vede in ogni frammento della mia pittura che questa e' fortemente ispirata a quella pompeiana. Per me e' come visitare un luogo sacro, un documento vivo, anche con i suoi limiti, per la qualita' delle opere, a volte, eseguite da maestranze popolari, (quale migliore occasione constatare i limiti tecnici e comprensivi: cosi' era per la maggior parte allora e cosi' e' ancora oggi ), ma per la sua origine era come raggiungere il luogo di partenza, con la speranza di fare un percorso autonomo.