Aisthesis - Testo


di
Felice Marotta e Nicola Marotta

sul sentire come esperienza estetica

sul barocco e sull'esattezza

sul sublime

sull'archeologia e sulla memoria

su dubuffet

sugli oggetti minimi

sulle forze avvolgenti e divergenti

su una metafisica del sentire

sull'artificiale

        



sul barocco e sull'esattezza

felice marotta:

Riprendendo il tema del "sentire" inteso come esperienza estetica, ritengo che l'effetto di stupore di fronte alla complessita' delle cose sia dovuto a quel che Musil (riprendendo Nietzsche) defini' "l'inesauribile frammentarieta'" delle cose e cioe' quella trama di differenze, contrasti e dettagli che la caratterizzano ad ogni suo livello di scala. Lo straniamento e' dovuto all'effetto contrastante tra una esigenza di riproduzione esatta della realta' ed una funzionale che ne offre una riproduzione utile ma non fedele. Nel quotidiano sono rari i momenti in cui si ha occasione di "vedere" la natura nella piena esattezza dei suoi dettagli, ma quando questo avviene l'effetto risultante e' sempre di meraviglia.

D'altro canto l'incapacita' o la difficolta' di pervenire ad una rappresentazione "esatta" del reale ha sempre prodotto un effetto perturbante su scrittori (penso a Musil, Gadda, Calvino e arditamente a Manganelli) ed artisti (il Seicento fiammingo, Vermeer, Klimt). L'arte barocca non e' citata a caso. Gadda venne definito "barocco" e Deleuze ha ricondotto proprio allo spirito del barocco questa tensione verso l'esattezza, fatta di dettagli, pieghe, ornamenti, differenze. E nel barocco riconosce le leggi della frammentazione e delle stratificazioni con cui e' possibile "leggere" il mondo contemporaneo.

nicola marotta:

Cio' che oggi percepiamo con i sensi percorre tutta l'evoluzione e le trasformazioni che il tempo ha accumulato dentro di noi, in un arco che si e' concentrato in una dimensione diversa dalla nostra concezione corrente che e' la memoria, la quale ci restituisce risposte che vengono da regioni remotissime della mente, mentre oggi ci possono sembrare scontate; ma per capirle in profondita' occorre sempre una preparazione adeguata, perche' nulla accade per caso.

L'arte si e' sempre divisa in due varianti contrapposte, estroversa quando l'uomo si rivolge al mondo oggettivo, e introversa quando si rivolge a quello soggettivo: questa dualita' ha sempre creato varianti e ricchezza. Il barocco di Bernini e Borromini che appartengono alla seconda non e' mai stato messo in discussione; sono stati capaci di adoperare maestranze come fossero scultori, dominando con grandi tecnologie la resistenza dei materiali, rendendoli docili ad ogni pensiero dinamico.

Per quanto mi concerne non so se la mia opera e' barocca , so che, a volte, oscilla tra la complessita' e la semplicita'; per esempio mi piace disporre la materia pittorica informe e casuale, per poi decifrare piccoli interventi, come puntualizzazioni, come se fosse una lettera capoverso, diciamo come di un ingresso di una apertura. Penso a "Composizione" del 1998.