"Scenario"
1998
80x100 cm


In un mare (o piuttosto un cielo o un cosmo) la materia si mostra come caos in apparente equilibrio. E' un mondo lucreziano, in cui basta la più piccola fluttuazione, la più piccola luce, in un luogo minimo lontano dall'equilibrio, per attrarre il turbine o la vita.
Felice Marotta, 2001


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Appunti sulla Complessita' delle Cose

Considerazioni ai margini della pittura di Nicola Marotta

Scenario, 1998, particolare

 

Introduzione

E’ questa l’occasione per parlare di chi, nonostante i limiti strutturali del proprio linguaggio, si e' sforzato di rappresentare la complessa del mondo. Il risultato e' un enorme sforzo collettivo, un tentativo di fondare quella scienza-arte delle cose, le cui rappresentazioni ne costituiscono una prima fondamentale testimonianza.

Calvino: realta' come stratificazione

Di fronte alla complessita' topologica e ontologica delle cose, Roland Barthes ipotizzo' la creazione di una nuova scienza che studiasse l’oggetto come elemento unico e irripetibile.

Calvino fa propria l’ipotesi di Barthes. In Palomar definisce un metodo con cui realizzare quella rappresentazione che riproduca l’analogo esatto delle cose: partire da una prima osservazione del fenomeno, raffinarla con una sequenza di letture sempre piu' precise e dettagliate. Vedere significa percepire le differenze. La visibilita' e la leggibilita' del mondo e' quindi conseguenza della discontinuita' e dell’irregolarita' della sua superficie. Conoscere il mondo significa mappare tale superficie, seguendone non tanto le coordinate geografiche, quanto invece le sue progressive stratificazioni. Un oggetto e' l’insieme complesso delle sue proprieta' locali e globali in tutti i suoi infiniti livelli di scala.

Musil: Complessita' e indeterminazione

E’ evidente che una rappresentazione della complessita' puo' comportarne spesso la complessita' nella rappresentazione, costituendone un limite teorico, oltre che pratico. Esistera' sempre un certo margine di gioco, una zona di indeterminatezza nella correlazione tra ogni oggetto reale e la sua rappresentazione (opera d’arte). La tensione tra esattezza e indeterminazione, l’irriducibilita' della realta' al pensiero, assumera' in Musil quel carattere paradigmatico e insieme tragico che caratterizzera' l’intero ventesimo secolo.

Dubuffet: Complessita' e materia

Dubuffet fa un passo in avanti. La sua e' la presa di coscienza del carattere piu' ruvido e semplice delle cose. Nelle Texturologies la materia e' un tessuto fisico di sedimentazione, stratificazione, groviglio granulare di terra e sabbia, densi impasti di polvere e detriti. Un’arte senza mediazione e senza memoria, una raffigurazione primitiva.

Negli Elements botaniques la complessita' della materia organica e' descritta in una trama di fragilissimo materiale vegetale, di foglie isolate e rattrappite dalle sottili microvenature (di kleeiana memoria) dai gambi induriti, di residui decomposti.

Un’arte che mostra la medesima fragilita' del reale, la stessa attitudine al disfacimento.

Risset: Materia sonora e rumore di fondo

La texture suggerisce un’analogia con la materia sonora che costituisce il sottofondo di rumore del nostro quotidiano. Il rumore di fondo e' costituito da una densita' sonora complessa, ottenuta dalla sovrapposizione di infinite armoniche che lo rendono imprevedibile, inintelligibile, incoerente. Questa materia sonora, ma anche grande parte della musica contemporanea, da studi realizzati da Richard Voss, e' risultata possedere una distribuzione stocastica in frequenza proporzionale a 1/f, cioe' frattale. Recentemente Jean-Claude Risset ha sfruttato gli ambiti delle turbolenza del suo clarinetto in Attracteurs etranges. L’attrattore strano e' una struttura frattale particolarmente complessa che descrive il comportamento della turbolenza: e' una paradossale struttura del disordine, e' una legge nascosta del nostro quotidiano.

Tobey: Complessita', caso e caos

Nel suo Entropia ed arte Arnheim coglie perfettamente il potere disgregante dell’entropia ed il suo intrinseco legame con l’equilibrio. In un Pollock, sostiene, la distribuzione spaziale di pigmento spruzzato e spalmato rende la struttura uniforme e equilibrata, tipica dei sistemi con elevata entropia. Ma, in piu' rispetto a Arnheim, si potrebbe osservare che uno scambio di scala e un’analisi dei dettagli ci farebbero cogliere anche in un Pollock quella tensione locale tipica dei sistemi lontani dall’equilibrio. In Tobey quest’aspetto e' ancora piu' marcato. In Viaggio bianco a media distanza lo sciame dei segni rende la trama segnata da un apparente equilibrato caos. Ma visto a breve distanza ogni segno e' una tensione su cui sembra (anche simbolicamente) aggregarsi la vita piu' che disfarsi.

Lucrezio: pieghe nel caos

Lucrezio, venti secoli fa, descriveva con straordinaria potenza visiva queste fluttuazioni infinitesimali, riassunte nel concetto di clinamen, che Michel Serres seppe quarant’anni fa riprendere magistralmente. Il clinamen e' la piu' piccola condizione concepibile nella formazione prima di una turbolenza. E’ l’angolo minimo, il piu' piccolo scarto, la minima inclinazione che sposta il sistema dall’equilibrio e lo trasforma in turbine. Ma il turbine lucreziano non porta solo tempesta, ma anche il soffio della vita. E’ ordine e disordine insieme, e' un attrattore di caos, una struttura stabile del disordine, un oggetto frattale. Il mondo lucreziano nasce dal caos a partire da una fluttuazione. Il dissolvimento entropico e' un ritorno al caos.

Nel mezzo, tra le pieghe, localmente, l’esistenza.

Conclusione

Le testimonianze dei grandi dei novecento hanno saputo rappresentare meglio di altri la complessita' del reale, con le sue stratificazioni (Calvino), la sua irriducibilita' (Musil), la sua durezza (Ponge) e per questo la sua fragilita' (Dubuffet), la tensione interiore (Pollock e Tobay), le sue leggi (Prigogine e Thom).

Ma e' stato Lucrezio ben venti secoli fa a cogliere le leggi che legano la materia alla vita, individuando proprio nelle pieghe della complessita' delle cose le fluttuazioni e le singolarita' che sono all’origine dell’esistenza.

Con un gesto coraggioso, voglio accomunare a questi il pittore Nicola Marotta, che in un modo personale, ne e' testimone e protagonista. Ed e' in quest’ottica (e non la sola) che vi invito a vedere le sue opere.

Felice Marotta


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